LA RIFORMA NELLE MANI DI UN PROFESSORE OSTUNESE
“Mimmo Parisi, professore di origini pugliesi che lavora da 30 anni in America, è il direttore della National Strategic Planning and Analysis Research Center e si occupa dei centri per l’impiego degli Stati Uniti, che sono un modello di efficienza. Ci darà una grossa mano per fare i nuovi centri impiego dell’Italia”. E’ ostunese, per la precisione, il tecnico chiamato dal vice premier Luigi Di Maio, per mettere mano alla riforma dei centri dell’impiego: passaggio funzionale all’introduzione del Reddito di cittadinanza, misura attraverso la quale il governo punta a contrastare la povertà. “Un mix di innovazione tecnologica e ristrutturazione completa di questi centri. Abbiamo un miliardo e mezzo da investire per questa missione. Grazie al Reddito di Cittadinanza, inserito nella Manovra del Popolo, e ai nuovi centri per l’impiego reintrodurremo e avvieremo al lavoro milioni di italiani. Sono entusiasta perché stiamo facendo quello che abbiamo promesso in campagna elettorale a dispetto di chi diceva era impossibile”, le parole del ministro, nel presentare l’impegno al suo fianco del professionista ostunese: “Ho coinvolto Parisi, dell’Università del Mississippi, non a caso: gli Stati Uniti non sono un paese illiberale e assistenzialista, stiamo parlando di un paese che crede nel mercato, crede nelle aziende, crede nelle aziende private ma allo stesso tempo ha strumenti di reinserimento, formazioni e assistenza nei casi di forte povertà». Totale la disponibilità del professor Parisi: «Se ci sono riuscito in Mississippi creando 50mila nuovi posti di lavoro in otto anni, credo che si possa fare anche in Italia», dice. «In primis – spiega -, cercherò di conoscere nel dettaglio la realtà italiana che resta, comunque, il mio Paese. Poi si tenterà di cambiare la serie di dati e si lavorerà sui data base. Saranno dovuti: uno per i lavoratori (che occupano dettagliatissimi: esperienze lavorative, attitudini, risposte) e uno per le imprese. A questo punto, incrociamo i dati, affinché si valuti la compatibilità tra un particolare lavoratore e una particolare impresa ». «Il processo – aggiunge – si articolerà in tre momenti diversi: formazione del lavoratore, connessione con le imprese ad hoc, sostegno», perché «una volta che il lavoro ha trovato un’occupazione non si deve abbandonare, ma va seguito il suo percorso Professionale. Non esiste più la persona occupata in Fiat per 30 anni con la stessa mansione, bisogna evolversi ». In Italia i centri per l’impiego danno lavoro solo al 3% dei disoccupati, ma secondo Parisi, «in cinque anni, con questi cambiamenti, si potrà arrivare al 50-60%. Basta investire nel capitale umano e i risultati arrivano».