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Mettiamoci una pietra sopra

Svolta per l’ area archeologica in Piazza Libertà. Donato Coppola: “va coperta”

In principio era l’agorà, luogo di condivisione per eccellenza di una comunità abitata, fulcro nei secoli di storia umana della vita sociale di ogni individuo. L’idea che si materializza comunemente nella mente di chiunque provi a pensare al concetto, ma anche solo alla parola piazza, fa parte della nostra quotidianità e si veste di un senso di appartenenza tale da percepirne l’importanza in ogni sua possibile sfaccettatura. Ostuni nel suo antico borgo, unanimemente riconosciuto tra i più belli d’Italia, può orgogliosamente vantare Piazza della Libertà, cuore pulsante del centro e ideale punto di partenza per addentrarsi nelle antiche ricchezze della città di bianco vestita. Le svolte urbanistiche e l’incedersi delle epoche storiche ci hanno consegnato il luogo che oggi conosciamo, attraverso connotati spesso stravolti da necessità e innovazioni. Il legame che gli ostunesi hanno instaurato verso la propria piazza è molto forte, al punto da renderla spesso argomento di confronto, ma anche di scontro. Una tematica mai banale che coinvolge e interessa chiunque. L’alba dell’estate 2017 ha ad esempio portato alla ribalta gli ormai famigerati dehors, a loro volta veicolo della solita buona dose di polemiche, per l’appunto. Occorre fare un passo indietro fino allo scorso mese di marzo, quando l’Amministrazione comunale ha messo mano al Regolamento per l’occupazione temporanea di spazi pubblici. La Delibera di Giunta e la successiva Determinazione della Polizia Locale, hanno “liberato” lo spazio centrale di Piazza della Libertà e di Piazza Sant’Oronzo rendendolo nuovamente calpestabile, obbligando le attività commerciali a richiedere l’uso dello spazio nelle immediate vicinanze del proprio locale, garantendo l’agevole passaggio pedonale sui marciapiedi e il regolare scorrimento del traffico veicolare. Insomma una piazza più vivibile a livello di passeggio e frequentazione e sgombra da sedie e tavolini. Il cambiamento si sa, porta sempre con sé un buon livello di criticità, ed è raro se non impossibile che un certo provvedimento riesca ad accontentare tutti gli interessati. I “palchetti” a ridosso dei locali se da un lato hanno migliorato molti aspetti, non hanno soddisfatto pienamente l’opinione comune. Il sindaco Gianfranco Coppola ha però respinto al mittente le “critiche non costruttive”, spiegando come il provvedimento sia stato necessario, “figlio di una situazione di anarchia generale degli ultimi anni, con una piazza zeppa e ricoperta di tavoli e sedie ovunque, e lunghi slalom di trasporto di cibo e vivande”. Il primo cittadino ostunese ha inoltre sottolineato come nel complesso, “l’attivazione dei varchi della Ztl ed il senso unico per un tratto di strada, concorrano alla diminuzione del traffico, nell’ottica anche di un primo passo verso la chiusura definitiva al traffico veicolare”. L’obiettivo insomma è quello di regolamentare una delle zone più importanti e visitate di Ostuni. Ragionando ulteriormente sulla vivibilità e sulla calpestabilità di una piazza che tende a riscoprirsi più grande di quanto forse si ricordasse, è facile lasciarsi suggestionare da possibili rivisitazioni per quello spicchio di area archeologica scoperta e poi transennata dopo il rinvenimento del basamento circolare di una torre, durante l’ultimo rifacimento della pavimentazione. Il ritrovamento fu una ulteriore importante testimonianza della stratificazione secolare ostunese, e tra le contromisure per la valorizzazione dell’area fu scelto di recintare (probabilmente provvisoriamente) la zona con quella che poi è rimasta una balconata definitiva. Le ipotesi più affascinanti di una totale copertura dello scavo, considerata inizialmente e poi archiviata o semplicemente rimandata, è tornata nei giorni scorsi in auge quando un team composto da archeologi e studenti, capeggiato dal professor Donato Coppola, ha portato a termine un accurato lavoro di pulizia dei reperti custoditi in quella porzione di piazza che, purtroppo, versava in pessime condizioni. Ecco dunque che l’incuria del tempo e l’incontrollata maleducazione possono essere arginati con una copertura in vetro o plexiglass, parziale o totale, favorendo inoltre il transito e la fruizione di un area che nel complesso sarebbe da un lato preservata e dall’altro riconsegnata alla piazza e a chi la vive quotidianamente. Lo stesso professore ha spiegato: «La copertura l’avrei fatta sin dall’inizio, tenere un’ area archeologica così l’ha resa un ricettacolo di rifiuti, quindi è un provvedimento sicuramente da prendere. In quelle condizioni non può certamente rimanere, e noi sappiamo cosa ci abbiamo trovato. Per l’ipotesi di copertura c’è bisogno che il Comune disponga un progetto, con la soprintendenza poi ad approvarlo».

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