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DEM addio: la scissione ad Ostuni

“In una fase in cui si viaggia verso un sistema elettorale proporzionale (l’unico ad adattarsi naturalmente alla pluralità del sistema politico italiano), decidiamo di lasciare il Pd: lo facciamo – finita l’illusione della vocazione maggioritaria – per vincere lo spaesamento che ha colpito una parte consistente ed essenziale dell’elettorato storicamente di sinistra e per ricostruire una larga comunità progressista che si senta rappresentata da uno schieramento di forze in grado di rispecchiare la diversità della sinistra italiana. L’unico modo per farlo, però, è fuori dal Pd”. Tra le righe la premessa dello strappo. Anche a Ostuni i Democratici fanno i conti con la “scissione”. A salutare il partito il consigliere comunale Giuseppe Tagliente, insieme all’ex segretario cittadino Maurizio Flore e ai dirigenti locali Antonio Suma, Luca Dell’Atti, Carlo Notarpietro, Gianluca Narracci. “Dentro, per quattro anni, non ci siamo riusciti, schiacciati tra il nostro autentico senso di lealtà ed il disinteresse alla discussione di dirigenti nazionali e locali. Non siamo noi ad aver abbandonato il progetto del Pd, ma è il Pd – e chi lo ha governato negli ultimi anni – ad averlo fatto: non si può gestire un vasto partito plurale in cui si intrecciano storie e culture politiche diverse dribblando il dibattito interno, sottovalutando forze sociali e culturali (dal sindacato all’accademia) che cercano disperate un canale di dialogo. Farlo è stato non soltanto un errore tattico, ma anche un colpo fatale alle tradizioni politiche di cui il Pd è figlio e che hanno costruito, e curato, la nostra Repubblica”. Quindi la prospettiva: “Abbiamo bisogno di recuperare una cultura politica che ci collochi, senza timori di smentita, tra le forze del progresso sociale; abbiamo bisogno, ad un tempo, di recuperare quell’approccio pragmatico ai problemi sociali che abbiamo perso nel tempo per inseguire le ambizioni di un leader e formule di politica economica datate e già rivelatesi fallimentari. Il leader non è un capo, la campagna elettorale non è marketing. E’ arrivato il momento di rifondare una politica radicale, nel senso più immediato del termine, che scenda alle radici strutturali dei problemi e inventi soluzioni radicali per rimuovere i picchi di diseguaglianza e di ingiustizia sociale, soprattutto per una generazione come la nostra, oggi relegata ai margini della società e descritta come una generazione perduta ed irrecuperabile, con un dato allarmante che vede nel Mezzogiorno due giovani su tre senza lavoro e prospettive”. Ed aggiungono: “Noi vogliamo farci carico di trasmettere un sogno nuovo, che riparta dalla base, dalle persone, da coloro che in questi anni abbiamo dimenticato per tentare di diventare ottimi contabili. Abbiamo bisogno di guardare alla politica mettendoci un po’ più di cuore e di passione. Solo così, prendendo con umiltà e serietà il punto di vista di chi i problemi li vive, sarà possibile offrire una valida alternativa alle superficiali e illusorie soluzioni populiste. Solo così potremo tornare ad essere dalla parte di chi guarda il mondo da sinistra, perché per noi, nonostante la lontananza temporale degli anni storici dei partiti di massa, la sinistra resta una visione del mondo che, oggi più che mai, ha bisogno di identità e radicalità per tornare a tessere con la sua gente una tela di speranza e fiducia”. In calce l’annuncio ufficiale: “Per questi motivi abbiamo deciso di non rinnovare la tessera del Partito Democratico. Una larga parte di questa generazione, del partito e dell’organizzazione giovanile ha deciso di farlo insieme a noi. Sottoscriviamo questo documento per formalizzare le nostre dimissioni da tutti i ruoli politici che abbiamo avuto l’onore di esercitare nel corso di questi dieci anni. Ciascuno di noi assumerà le decisioni opportune per chiarire, in seno alle istituzioni e al Pd, la propria posizione. Questa generazione ha deciso di guardare oltre, di costruire qui ad Ostuni il Movimento dei Democratici & Progressisti affinché un nuovo centrosinistra italiano possa risorgere dalle comunità locali, dal basso, con il protagonismo di una nuova classe dirigente che ancora oggi, nonostante i tempi non incoraggianti, continuano ad appassionarsi ai problemi della nostra società con l’ambizione di poter appassionare quanti oggi sono delusi o lontani da noi. Non deve essere e non sarà un contenitore finalizzato a consentire ulteriori tentativi di riciclo di un ceto politico ormai logoro e complice del disastro di questi anni. Sarà nostro compito tornare a coinvolgere tutte persone che abbiamo allontanato dal Partito, rappresentative di mondi e storie differenti, per costruire un progetto nuovo che, nella nostra città ed in Provincia di Brindisi, sia idoneo a rappresentare quella parte della popolazione che aveva, ed ha, bisogno di noi.”

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