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La musica nel sangue

La pizzica, quella del corteggiamento, è un ballo che esprime una carica erotica che poche altre danze riescono a dare. Poi c’è la pizzica del dolore, della sofferenza, del parossismo, dell’alterazione, della trance: quella di quando ti prende “il male”. Infine c’è anche la pizzica del coltello. Ho ballato per strada con donne di centoventichili che splendevano … e spandevano la loro natura a mille all’ora negli occhi di chi le guardava. Per molto tempo sono stato convinto che il famoso “male” prendesse solo le donne e che il ruolo dei maschi fosse solamente di corollario e di aiuto a quest’ultime tramite l’accompagnamento nella danza e nell’uso degli strumenti. Ma così non è, anche i maschi erano presi dal “male”. Ho incontrato un libro nella bottega di Tonino Zurlo: “Memoria del riaprimento del porto di Brindisi sotto il regno di Ferdinando IV del Cavaliere Andrea Pigonati. Napoli MDCCLXXXI – presso Michele Morelli” All’interno del libro è contenuta una lettera che il cavaliere Pigonati indirizza al suo “stimatissimo amico Signor Abbate Angelo Vecchi”. Il Pigonati parla del proprio lungo soggiorno in Puglia e degli effetti del morso della Tarantola, contestando in modo fermo ciò che un presunto luminare della medicina del tempo, D. Francesco Sarao, aveva scritto in proposito. In particolare contesta al Sarao la superficialità delle sue osservazioni e delle spiegazioni che egli stesso da al fenomeno. Pigonati descrive il Tarantolismo con un acume ed una sottigliezza delle osservazioni veramente mirabile. Ad un certo punto descrive quello che per me è un fatto nuovo “…nella terra di S.Vito, presente il dottor Niccola Greco. Il fatto è de’più strani, mentre il male produsse all’infermo il priapismo, accompagnato con tutti gli altri sintomi; onde per impedirgli che non facesse movimenti troppo sconci, lo fecero ballare colle mani legate: e dopo più giorni di ballo guarì”. Non sapevo che “il male” prendesse anche i maschi. Mauro Semeraro, musicologo, musicista, ricercatore e profondo conoscitore della nostra musica antica, mi ha raccontato un fatto assai interessante appreso dai vecchi barbieri e calzolai musici che andavano nelle case dove c’erano le donne che erano prese dal “male”. “Questi vecchi mi hanno raccontato che certe volte “il male” non esisteva, era finto. Queste donne, che in realtà appartenevano alla schiera di quelle signore che la davano a pagamento, mentre si agitavano e si strappavano vesti e capelli facevano mostra di cosce e seni con grande maestria. Era una forma di pubblicità, un modo per procacciarsi clienti. Marketing e fidelizzazione della clientela. Oltre ad essere belle loro era bella anche la musica di quei barbieri e calzolai musici.” Musica imperat. Trovo questa notizia veramente succulenta e tutto sommato attendibile. Gentili signori, faccio ora un salto di appena duemila chilometri e vi porto con me a Lisbona, in Portogallo, per parlarvi di Maria Severa, nata agli inizi dell’ottocento e morta a soli ventisei anni nel 1846. Il padre di Maria era di etnia Rom, la madre originaria di Porto Alegre. La madre era una prostituta ed anche lei ben presto cominciò a praticare lo stesso mestiere. Maria Severa aveva qualcosa in più, una voce straordinaria e sapeva suonare la chitarra. Conosciuta in tutti i quartieri popolari di Lisbona, cantava nel casino, cantava nelle taverne, cantava nelle strade popolate da marinai portoghesi ed inglesi. La sua musica e la sua voce illuminavano le notti di Lisbona. Inventò un modo di cantare profondo, sensuale, drammatico. Inventò “Il FADO”. Morì di tubercolosi e fu seppellita in una fossa comune ma la sua musica le sopravvisse, ancora oggi IL FADO racconta l’anima di un popolo. A questo punto non si può non parlare del “TANGO”. Dire Tango e dire Argentina è la stessa cosa anche se furono gli emigranti italiani che lo portarono in Sudamerica tra la fine dell’ottocento e gli inizi del novecento. Si diffuse nei quartieri popolari di Buenos Aires e pian piano cominciò ad avere una forma ed una connotazione propria, distaccandosi dall’originario modello italiano. Oggi è un ballo con delle caratteristiche inconfondibili che si sono formalizzate per tutto il novecento. Musica suonata e ballata fin dagli inizi nelle taverne e nei casini dove spesso era accompagnata da rappresentazioni di bourlesque delle professioniste dell’amore a pagamento. Negli ultimi anni ha raggiunto livelli coreografici formali, impensabili alcuni anni fa, grazie a ballerini straordinari che dedicano la propria vita a questa danza. Ma rimane pur sempre un ballo popolare. Popolare a dispetto della musica trendy che passa il convento dei media; è una musica che possono ballare tutti, maschi, femmine, maschi con maschi, femmine con femmine. Che dire … l’Eros con ha sesso.

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